Nella società occidentale la definizione di adolescenza è uno stadio, un periodo di sviluppo nel quale il giovane passa da una condizione di dipendenza a uno stato di indipendenza. È un processo multidimensionale che si protrae per un periodo variabile, dove si affrontano cambiamenti di ordine fisiologico, biologico, psicologico e sociale. La prima fase è la pubertà: una maturazione fisica e biologica profonda, dove l’adolescente può trovare difficoltà connesse all’imbarazzo, all’insicurezza e alla sensazione di non essere all’altezza o al passo con i coetanei. Negli ultimi anni si sta verificando un processo a livello, potremmo dire, globale nel quale già da piccoli si può avere accesso a quella che definiamo la realtà virtuale: il Web, una rete di interconnessione mondiale che aleggia su un piano che spesso viene confuso con la realtà materiale e che porta con sé un livello di percezione spesso sullo stesso piano di concretezza. Il risultato è che se l’educazione alla scissione di queste realtà non è efficace o viene meno si corre il rischio che vengano percepite dall’adolescente come un’unica ed inscindibile fonte di informazioni, quando invece sarebbe opportuno utilizzare lenti differenti alla lettura e alla comprensione dei messaggi che in modo spesso controverso ne scaturiscono. Durante l’adolescenza dove la percezione di sé gioca un ruolo fondamentale prima sull’aspetto fisiologico e biologico, in seguito su quello cognitivo, l’accesso in generale ma in modo più specifico incontrollato ad una realtà che non è quella materiale, per la quale si necessita un’interiorizzazione di grado sociale e cognitivo superiore, può causare confusioni e dispercezioni di sé e delle relazioni con gli altri che si possono protrarre nel tempo. L’uso quindi eccessivo e senza una base cognitiva solida, che permetta almeno l’individuazione del sé, del telefono cellulare, ‘smartphone’ poiché è effettivamente un computer tascabile, è capace di allontanare dalla realtà materiale attraverso un processo subdolo di sostituzione sul piano dell’inconscio, che gradualmente si trasforma in una percezione del reale nevrotica ovvero con una più o meno netta scissione fra il sé relazionale e il sé personale.
Couns. Federico Freddio