Cardiochirurgia, quando il cuore ha bisogno di essere “riparato”
Riparare e ricostruire ciò che non funziona più a livello cardiaco. È questa la mission di una particolare disciplina della chirurgia che si occupa di tutte le patologie a carico del più importante organo muscolare dell’apparato cardiocircolatorio e motore del nostro corpo: il cuore. Ma che tipo di interventi vengono eseguiti e quali sono, ad oggi, le tecniche più avanzate?
Ne abbiamo parlato con il direttore della Struttura Complessa di Cardiochirurgia dell’Azienda Ospedaliera di Perugia, il dottor Uberto Da Col.
“In generale, tutte le malattie del cuore non trattabili con terapia medica o altra tecnologia, hanno un’opzione cardiochirurgica. La cardiochirurgia si interessa anche dei grossi vasi intratoracici sia arteriosi che venosi”.
Presso l’Ospedale di Perugia vengono eseguiti tutti gli interventi di alta e media complessità, dal bambino prematuro di 500 grammi al paziente cardiopatico anziano. “La casistica è sicuramente molto ampia – afferma il dottor Da Col – anche perché la Cardiochirurgia, così come le tecniche di protezione del miocardio, nel tempo si sono evolute. Abbiamo, inoltre, limitato molto l’uso della circolazione extracorporea adottando tutte quelle tecniche il cui impatto sul paziente sia il più basso possibile. Nel 91,2% dei casi eseguiamo interventi a cuore battente e utilizziamo la rivascolarizzazione totalmente arteriosa in quanto, non manipolando l’aorta, viene ridotto significativamente il rischio embolico in pazienti con arteriosclerosi”.
All’interno della Struttura Complessa di Cardiochirurgia vengono eseguiti, inoltre, le sostituzioni delle valvole aortiche, tutti gli interventi sull’aorta con mini accessi (incisioni ridotte del torace) e la rivascolarizzazione miocardica chirurgica nella malattia ischemica del miocardio.
La chirurgia valvolare “Nella nostra Struttura, un punto di forza sono le tecniche riparative ricostruttive della valvola mitrale: l’87% di insufficienza mitralica (insorta sia a seguito di una patologia causata da precedenti infarti che della malattia degenerativa della valvola) la trattiamo con la riparazione”.
Nella chirurgia mitralica l’incidenza della malattia negli uomini e nelle donne non varia, a differenza della chirurgia della valvola aortica a cui, invece, vengono sottoposti
di più gli uomini.
I fattori di insorgenza “Nelle patologie coronariche – spiega il dottor Da Col – ciò che concorre nello sviluppo della malattia ischemica del miocardio sono la predisposizione familiare, il diabete, l’ipertensione e le alterazioni metaboliche, mentre per le malattie valvolari l’insorgenza era legata in passato al reumatismo articolare acuto, patologia che si contraeva in età pediatrica e ad oggi poco frequente. Quello a cui stiamo assistendo è invece un aumento delle infezioni da batteri antibiotico resistenti che intaccano il tessuto del cuore e rovinano le valvole”.
Il cuore artificiale sinistro “La nostra Struttura – conclude Da Col – ha avuto esperienza anche nell’impianto del cosiddetto “cuore artificiale sinistro”, una pompa che si impianta nel torace e che sostituisce (completamente o in parte) la funzione del ventricolo sinistro non più in grado di pompare in maniera adeguata a seguito di una infezione del muscolo (miocardite) o per una malattia ischemica da carente apporto di ossigeno. La pompa impiantata preleva il sangue che arriva nel ventricolo sinistro e poi lo fa confluire nell’ aorta”.
Quando ci si rivolge al cardiochirurgo e come si accede?
L’accesso principale avviene tramite il cardiologo che segue il paziente nei casi in cui ritenga necessaria una valutazione specialistica dal cardiochirurgo oppure a seguito di un evento acuto di cuore che necessita di un intervento.
Fonte: Azienda Ospedaliera di Perugia