Prosegue il racconto di Lorenzo sulla sua formazione: dopo le elementari anomale e le medie, giungiamo alle superiori e all’iscrizione all’università.
Lorenzo, parlaci della scelta del liceo. Che ruolo ha avuto la tua famiglia nel tuo percorso formativo?
Il mio percorso formativo è stato molto articolato. Potrei definirlo senz’altro indimenticabile, ma anche impegnativo. Mi sono iscritto al Liceo Classico A. Mariotti di Perugia, ma, non potendo frequentare direttamente le lezioni, i miei genitori sono andati a parlare con il preside Maiolo (che, tra l’altro, saluto con tanto affetto). Gli hanno spiegato il motivo per cui non potevo frequentare, raccontandogli anche come avevamo organizzato lo studio durante i tre anni delle medie. Il preside, persona sensibile e di gran cuore, ha capito subito il problema e si è preso in carico la situazione, per cercare una soluzione.
Durante i due anni del Ginnasio abbiamo quindi sperimentato: prima lo studio a distanza, poi gli insegnanti a domicilio. I professori, periodicamente, venivano a casa mia per le interrogazioni e per le verifiche. Ma questo sistema aveva dei limiti, perché chiaramente mancava il contatto diretto e quotidiano con i professori. Abbiamo quindi deciso di fare un altro esperimento.
Il preside chiese ai miei professori la disponibilità per venire a casa mia, a turno, per una o due ore ogni pomeriggio, per farmi delle lezioni frontali.
E com’è andata? Immagino sia stata una bella novità.
È stato bellissimo perché tutti i professori hanno accettato di fare questo esperimento: per loro era una lezione a tu per tu, mentre per me è iniziato un percorso formativo che trascendeva l’aspetto, diciamo, culturale. È stata un’esperienza anche dal punto di vista umano, che mi ha fatto crescere. Per questo ringrazio ancora il preside Maiolo e tutti i professori che hanno accettato di prendere parte a questo bel progetto.
Arriviamo dunque all’università. Perché hai scelto Scienze Politiche?
La scelta è dovuta al fatto che la politica mi appassionava già da quando avevo 12-13 anni. Ho sempre avuto un senso civico molto spiccato e volevo contribuire, nel mio piccolo, a fare del mondo un luogo migliore, soprattutto dal punto di vista sociale. Mi volevo impegnare in prima persona: per questo la Facoltà di Scienze Politiche è stata la scelta più naturale.
E per quanto riguarda le lezioni?
All’università, per fortuna, c’era già un progetto di tutorato avviato, di cui ho usufruito. In questo modo, l’Università degli Studi di Perugia aiuta gli studenti disabili a raggiungere gli obiettivi universitari. A tal proposito, una delle prime persone con cui mi sono relazionato è stata la professoressa Mirella Damiani, delegata di ateneo per la disabilità, che nei miei confronti è sempre stata stupenda, sia dal punto di vista professionale sia umano, tanto che tra di noi si è creato un bellissimo rapporto. Lei si è occupata di coordinare tutto il servizio. E poi devo fare due menzioni speciali: una per Luca Verdolini, che è stato il mio tutor per un po’ di anni e ancora lo è, e poi a te, Sheila. Insieme abbiamo intrapreso un belpercorso, anche perché poi è nata una grande amicizia.
Grazie, Lorenzo! Immagino poi che, anche se all’università eri ormai un uomo, l’apporto della tua famiglia sia stato comunque fondamentale.
Sì, è molto importante questo aspetto perché la mia famiglia è stata ed è tuttora fondamentale in tutto quello che faccio: senza di loro non potrei aspirare a nessuno degli obiettivi che riesco a raggiungere. Senza di loro non potrei fare niente. Oltretutto la maggior parte delle lezioni erano a casa nostra, quindi chiaramente non è stato possibile scindere l’aspetto formativo da quello familiare.
Puoi spiegarci come si svolge il servizio di tutorato?
Il servizio si svolge in vari modi ed è molto flessibile, perché si adatta alle diverse problematiche degli studenti. Quindi, in certi casi, si svolge tra le mura universitarie, con i tutor che affiancano i ragazzi nella sede universitaria; in altri, come nel mio caso specifico, è a disposizione un servizio domiciliare che interessa non solo i tutor, ma anche i professori, permettendo allo studente di sostenere regolarmente gli esami. Almeno, prima della pandemia si svolgeva in questo modo. Ora sia lo studio sia gli esami avvengono da remoto, in videochiamata: per fortuna, oggi, la tecnologia ci permette di superare questi ostacoli. A tal proposito, vorrei fare una riflessione: oggi viviamo in un mondo digitale ed è vero che ciò comporta alcuni pericoli, nel senso che lo strumento va usato con grande responsabilità e ancora la nostra legislazione, in questa materia, deve essere ancora incrementata e perfezionata. C’è anche il rischio sociale, di disumanizzazione, perché il rapporto e il contatto con le persone dal vivo è chiaramente insostituibile. Però ci tengo a dire che, per le persone come me, la tecnologia è fondamentale per far sì che possiamo svolgere tutte le attività: nel mio caso, non solo quella universitaria, ma anche quella politica. Bisogna stare attenti a non essere troppo categorici, né in negativo né in positivo: ogni mezzo va usato con attenzione e va regolato per evitare gli effetti collaterali, ma non va attaccato a priori, perché può rappresentare una grande risorsa per le persone che hanno dei problemi.
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