Per guarire bisogna ammalarsi.
Per apprezzare la luce si deve stare al buio. Per godersi un sorso d’acqua bisogna aver sofferto la sete.
Ultimamente sono stato coinvolto in una simulazione di un piano di emergenza presso un aeroporto, nella quale ero un membro dell’equipaggio che simulava di avere un trauma toracico, un braccio rotto e di essere impossibilitato a camminare. Dentro un vecchio pullman lasciato di lato alla pista, che simula l’aeromobile, quaranta comparse gridano e chiedono aiuto. In lontananza si scorgono le luci blu dei soccorsi che stanno arrivando per mettere in sicurezza il luogo del disastro ed estrarre i superstiti dalla fusoliera. I Vigili del Fuoco vi entrano con maschere speciali e bombola di ossigeno. Con manovre sicure e coordinate mi portano fuori e mi stendono sull’erba.
Rimango così qualche minuto e vedo, guardo e osservo il cielo, mentre intorno a me c’è l’inferno.
Mi trasferiscono poi in una barella sulla pista e osservo, da sdraiato, i Vigili del Fuoco in volto, mentre si impegnano nella loro missione. Sento l’affanno del respiro, della concitazione e della fatica. Dalla luce dei fari dei mezzi a pavimento osservo le loro gocce di sudore cadere al suolo.
Rimango così qualche minuto e vedo, guardo e osservo il cielo, mentre intorno a me c’è l’inferno.
Ecco i sanitari che cercano i sintomi per fare le diagnosi e dare priorità nei ricoveri. Infermieri, medici e volontari che continuano a caricare in ambulanza i pazienti distesi sulla pista. Li sento, intorno a me, cercare i più gravi, per assisterli e curarli. Sento la cura e la dedizione alla professione sanitaria che, con delicatezza e professionalità, ci accompagnano per tutto il percorso di osservazione.
Rimango così qualche minuto e vedo, guardo e osservo il cielo, mentre intorno a me c’è l’inferno.
Poi sento che mi sollevano e, con abili e decisi movimenti, vengo caricato in barella e subito in ambulanza, per la destinazione ospedaliera.
Abbiamo un importantissimo e qualificato patrimonio. Vigili del Fuoco, medici, infermieri e volontari sanitari e di Protezione Civile sono l’eccellenza silenziosa che lavora senza far rumore, ma che fa tutti i giorni la differenza. Ci salvano, ci curano e assistono con professionalità e cura.
Sopra di noi, il cielo. È lo stesso cielo che vedevo dalla pista dell’aeroporto, ma ora sono a casa.