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Screening uditivo neonatale: la chiave per prevenire ritardi nel linguaggio e nell’apprendimento

Perugia – Secondo il Prof. Giampietro Ricci e la Dott.ssa Eva Orzan,che abbiamo avuto il piacere di intervistare in merito allo screening uditivo neonatale,  il deficit uditivo nei bambini è una problematica molto più comune di quanto generalmente si creda.

“La sordità nei bambini è il deficit sensoriale più frequente alla nascita.” 

Proprio per questo motivo, negli ultimi decenni, si è sviluppata la necessità di effettuare screening uditivi alla nascita su tutti i bambini. L’obiettivo è duplice: identificare precocemente eventuali problemi di udito e sfruttare le enormi innovazioni tecnologiche e riabilitative che negli ultimi 20-30 anni hanno rivoluzionato il trattamento delle sordità infantili.

Grazie alla diagnosi precoce e agli interventi tempestivi, è oggi possibile prevenire e mitigare le conseguenze delle sordità nei bambini, come il ritardo nello sviluppo del linguaggio, le difficoltà di apprendimento e di socializzazione, nonché gli effetti psicologici e cognitivi derivanti da una stimolazione uditiva insufficiente.

Lo screening uditivo è ormai obbligatorio in molte regioni italiane. Friuli Venezia Giulia e Umbria, in particolare, sono all’avanguardia: entrambe hanno introdotto leggi regionali che prevedono un percorso di screening dalla nascita, con diagnosi precoce e possibilità di intervento nei primi mesi di vita. L’Umbria, ad esempio, ha istituito nel 2007 lo screening uditivo universale per tutti i neonati, e nel 2013 ha implementato un protocollo per la gestione complessiva del bambino ipoacusico, facilitando il rapporto tra territorio e istituti scientifici avanzati.

La correzione di un deficit uditivo può iniziare già dal terzo mese di vita. Nei casi più gravi, gli impianti cocleari, assieme a una riabilitazione precoce e a una collaborazione costante con la famiglia, consentono risultati sorprendenti, fino al punto di permettere ai bambini di frequentare la scuola senza necessità di sostegno, se non vi sono altri problemi associati.

La chiave del successo risiede nella multidisciplinarità: audiologi, protesisti, genetisti, pediatri e logopedisti lavorano insieme, supportati dalle famiglie e dalle associazioni di volontariato. In Umbria, il centro di riferimento per gli impianti cocleari presso l’Ospedale di Perugia e l’Ospedale di Terni collabora strettamente con il territorio per garantire un percorso di cura continuativo e vicino alle famiglie, riducendo al minimo gli spostamenti necessari.

L’esperienza umbra si arricchisce della collaborazione con il Burlo Garofolo di Trieste, che include progetti condivisi, protocolli comuni e formazione del personale tramite master e corsi di aggiornamento. Un esempio è il laboratorio di chirurgia otologica su preparati anatomici umani a Perugia, che rappresenta un’eccellenza nella preparazione degli specialisti.

La diagnosi e il trattamento tempestivi permettono ai bambini ipoacusici di raggiungere un livello di sviluppo linguistico e cognitivo pari a quello dei loro coetanei normoudenti. Molti di questi bambini, un tempo destinati all’emarginazione, oggi possono diventare campioni di ballo, musicisti o attori, grazie alle opportunità offerte dalla tecnologia e da un approccio multidisciplinare.

In conclusione, l’attenzione alla salute uditiva fin dalla nascita è fondamentale. I genitori dovrebbero assicurarsi che i loro figli abbiano effettuato lo screening uditivo e, in caso di ritardi nello sviluppo del linguaggio o difficoltà scolastiche e relazionali, rivolgersi immediatamente a uno specialista per un controllo dell’udito. Solo così sarà possibile garantire a ogni bambino le migliori opportunità di sviluppo e di integrazione sociale.

Per informazioni potete contattare il Prof. Giampietro Ricci e la Dott.ssa Eva Orzan attraverso la redazione di Medicina & Cure

 

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