Il passato 8 marzo, giorno internazionale della donna, ci ha fornito l’occasione di riflettere sulle persistenti disuguaglianze di genere, soprattutto nel mondo del lavoro. Nel settore sanitario, queste disuguaglianze sono ancora evidenti e spesso sottovalutate.
Un recente rapporto congiunto dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL) e dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha rivelato dati allarmanti: le lavoratrici del settore sanitario e dell’assistenza guadagnano in media il 24% in meno dei loro colleghi maschi. Questo divario retributivo di genere, più ampio rispetto ad altri settori economici, mette in luce un problema profondo e diffuso che richiede attenzione immediata.
Il rapporto, intitolato “Il divario retributivo di genere nel settore sanitario e assistenziale: Analisi della situazione nel mondo al tempo del COVID-19”, ha evidenziato che gran parte di questo divario non è spiegabile razionalmente e potrebbe derivare da discriminazioni nei confronti delle donne, che costituiscono la maggioranza degli operatori sanitari e di assistenza nel mondo.
Nonostante il ruolo cruciale svolto dagli operatori sanitari durante la pandemia di COVID-19, i miglioramenti nella parità retributiva tra il 2019 e il 2020 sono stati solo marginali. Questo sottolinea l’urgente necessità di azioni concrete per affrontare la questione.
È preoccupante notare che i divari retributivi di genere variano ampiamente tra i paesi, suggerendo che sono necessarie politiche e interventi specifici per colmarli. Le madri che lavorano nel settore sanitario sembrano subire ulteriori penalizzazioni, con divari retributivi che aumentano durante l’età riproduttiva e che persistono nel corso della loro vita lavorativa.
L’analisi del rapporto ha rilevato che anche fattori come età, istruzione e orario di lavoro non spiegano interamente il divario retributivo di genere nel settore sanitario.
È quindi fondamentale che governi, datori di lavoro e lavoratori si impegnino con decisione per promuovere la parità di genere nel settore sanitario e oltre. Politiche mirate, dialogo tra le istituzioni e una maggiore condivisione dei compiti familiari tra uomini e donne possono contribuire a ridurre questo divario e creare un ambiente di lavoro più equo e inclusivo per tutti.
L’8 marzo dovrebbe essere un momento di riflessione e azione per tutti noi, un’opportunità per impegnarci a creare un mondo in cui le donne non solo siano rappresentate, ma anche valorizzate e retribuite in modo equo per il loro lavoro. La strada verso la parità di genere è lunga, ma è un viaggio che vale la pena intraprendere per un futuro più giusto e inclusivo per tutti.
per info Istituto superiore di sanità