Sono flogosi delle primissime vie respiratorie, interessante sia le mucose e che le strutture sottomucose di faringe e tonsille con incidenza soprattutto oltre il primo anno di vita e picco verso i 4-8 anni.
Le cause
In Italia causa circa il 2% delle visite ambulatoriali e degli accessi al Pronto Soccorso. L’origine è virale nell’80% dei casi (adenovirus, Rhinovirus, EBV, Parainfluenza, Coronav., HIV, ecc.) batterica nel 20% (streptococco β-emolitico gruppo A o pyogenes rappresenta circa l’80% delle forme batteriche; Haemophilus, Pneumo e Stafilococco, altri); forme specifiche (difterite, lue, Plaut-Vincent) molto rare ma da non dimenticare. Ne consegue che solo il 20% delle tonsilliti necessita di antibiotico ma nella pratica accade il contrario.
La diagnosi
La diagnosi differenziale fra tonsillite virale e batterica è fondamentale, ma spesso non è facile, anzi risulta molto difficile la differenziazione fra le due forme. Le forme virali avrebbero un’insorgenza più graduale, lieve faringodinia, iperemia mucosa meno marcata e sarebbero accompagnate da raucedine (compartecipazione laringea), tosse e rinite con rinorrea. Leucocitosi in genere assente, VES molto alterata. Oltre ad alcuni dei sintomi precedenti: congiuntivite, diarrea, malessere generale e dolori muscolari. Le forme batteriche avrebbero un’insorgenza più violenta con febbre più elevata (anche oltre 40°C), leucocitosi con aumento dei granulociti e più marcati sintomi sia locali (faringodinia, linfadenite satellite) che generali (cefalea, vomito, deglutizione più difficile); spesso è presente essudato biancastro (le c.d. placche). Di solito l’eritema più pronunciato, la presenza dell’essudato e di manifestazioni emorragiche sul palato depongono per una diagnosi streptococcica. Le forme acute sono forme in genere autolimitanti interessanti soprattutto adolescenti o adulti giovani. Fattori predisponenti all’infezione sono affaticamenti, sbalzi di temperatura, disordini metabolici e immunitari, e, per le forme batteriche, le infezioni virali.
I sintomi
Faringodinia, secchezza alle mucose faringee, febbre (>38.5°), odinofagia, nausea e vomito (età infantile), adenopatie laterocervicali, tonsille ipertrofiche coperte da essudato, assenza di essudato nelle forme virali. La risoluzione del quadro avviane in genere in 4-6 giorni. Le forme batteriche più soggette alla cronicizzazione sono quelle sostenute dallo streptococco Beta emolitico gruppo A (SBEGA) che può dare varie complicanze. Complicanze non suppurative: malattia reumatica, glomerulonefrite, artrite reattiva; suppurative: ascesso peritonsillare, ascesso retrofaringeo, ascesso laterocervicale (segni critici: disfagia marcata, scialorrea, trisma, stridore o dispnea; complicanze tossino-mediate: Streptococcal toxic shock like syndrome; fino a endocarditi e pericarditi. La faringotonsillite da SBEGA è rara sotto i due anni. Più frequente in età scolare e più frequente nel tardo inverno e all’inizio della primavera. Il contagio avviene per contatto diretto; l’incubazione è di 2-5 giorni, ma nel soggetto portatore può persistere per mesi.
La cura
La terapia è antibiotica nelle forme batteriche e di supporto con analgesici e antipiretici nelle forme virali. L’antibiotico nelle forme batteriche previene le complicanze e la febbre reumatica nelle forme streptococciche. La penicillina è l’antibiotico di prima scelta.