Fare il clown è una scelta d’umanità. Una scelta con i suoi rischi e le sue gioie. Non si può essere clown se non lo si è nel profondo del cuore, se bari con te stesso, con gli altri, se lo fai per la gloria. Non si può essere clown se non si è se stessi
Con questa frase di Walter Chiari si è introdotti nel sito web dell’associazione VIP Perugia che si occupa di clownterapia, altrimenti detta “terapia del sorriso”, la clowneria applicata in ambito sanitario, per migliorare l’umore dei pazienti e dei loro familiari.
Per conoscere meglio questa realtà abbiamo incontrato Samuele Silvestri, volontario di Vip Perugia.
VIP sta per Viviamo In Positivo e mi sembra che questo sintetizzi al meglio quella che è la mission della vostra associazione. Ci vuoi raccontare, appunto quali sono gli scopi, le attività, gli obiettivi di VIP Perugia?
Noi di VIP Perugia facciamo parte della Federazione nazionale – che è VIP Italia – con sede a Torino. Ci sono 68 VIP sparse su tutto il territorio nazionale. VIP Perugia conta 130 iscritti, ha sede a Olmo e si occupa di volontariato. Siamo per antonomasia clown di corsia, ma non solo, perché prestiamo volontariato anche in una serie di strutture, quali RSA per anziani su Perugia e provincia. Ultimamente siamo andati anche fuori perché abbiamo anche alcune strutture in provincia di Siena. Dicevo, strutture per anziani, scuole – primaria e secondaria, ma anche licei – durante le loro attività quotidiane regolari (occupiamo mediamente le due ore di attività sportiva). Ci occupiamo di tante cose diverse e il nostro obiettivo è quello di portare un paio d’ore di sorrisi, di spensieratezza, di clownterapia. Proviamo a strappare un sorriso facendo lavorare le persone ad esempio sui loro ricordi – specie nel caso degli anziani – sulle cose che li hanno appassionati durante la loro vita, sui loro familiari. Invece nelle scuole lavoriamo sui sogni dei ragazzi, sui progetti e a volte anche sulle loro paure. Quindi è un’attività molto bella, ma anche molto impegnativa.
Siete chiamati dalle strutture oppure siete voi che vi proponete?
Possiamo operare con una struttura solo previa convenzione formale, stabilendo dei giorni in cui possiamo recarci presso di loro a fare servizio. Poi noi abbiamo un’organizzazione interna, ogni singolo iscritto deve scegliere il servizio che preferisce rispettando orari precisi. Quindi non è che andiamo su chiamata. Abbiamo delle convenzioni, che sono annuali, biennali e operiamo regolarmente in ogni struttura con cadenza generalmente mensile
Come si diventa volontario clown di VIP?
Lo si può diventare solo iscrivendosi ai nostri corsi base di formazione, che si tengono mediamente una volta ogni due anni. C’è una preselezione con i formatori, si frequenta il corso base che dura tre giorni, dopodiché si inizia un tirocinio che implica il dover frequentare un allenamento formativo al mese presso la nostra sede di Olmo e corsi di formazione continui. Quando si è in tirocinio si può subito essere affiancati dai cosiddetti angeli, persone che hanno esperienza, e andare subito in struttura a fare servizio. Al raggiungimento di una serie di servizi, una serie di ore di corsi e soprattutto di allenamenti, si diventa angeli e si può operare in tutte le strutture. I servizi poi sono variegati, ci sono servizi in cui andiamo in due, altri in tre, in quattro o in cinque, dipende dalla struttura stessa.
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Parlavi di preselezione, quindi immagino che non sia un’attività adatta a tutti. Ci sono caratteristiche richieste, o quantomeno consigliate?
Come tutte le attività di volontariato, può essere svolta da persone che sentono dentro di sé di avere qualcosa da dare. Anzi, non solo da dare, ma anche da ricevere, perché facendo questo tipo di volontariato si riceve moltissimo. Se si è una persona attenta, con una sensibilità particolare, la preselezione è semplicemente una conoscenza con i formatori che chiedono il perché della scelta e la storia del candidato per poter accedere al corso base.
Normalmente come siete accolti dalle persone che andate a visitare?
Allora questa è una domanda importante, perché come dicevo prima noi accediamo a una serie di strutture molto diverse le une dalle altre: la pediatria ha le sue caratteristiche, l’RSA, con gli anziani, ne ha ben altre. Il servizio a scuola con ragazzi adolescenti ne ha ancora altre. Ogni servizio ha un progetto particolare, lo si studia durante la settimana e poi si va, accolti mediamente sempre molto bene. Però dipende dalla struttura, perché se ci sono persone sofferenti, la situazione è più delicata. Noi andiamo infatti anche in oncoematologia pediatrica, dove purtroppo ci sono situazioni di difficoltà estrema, facciamo servizi all’Istituto Chianelli che è attivo all’ospedale Silvestrini dove ci sono i bambini con le famiglie. Ci troviamo difronte non solo il bambino oncologico che può avere 3-5-7 anni in condizioni molto particolari, ma anche i genitori che stanno vivendo un’esperienza molto difficile. Quindi l’accoglienza è sempre un’incognita, bisogna essere molto attenti quando si va e riuscire a capire se è il momento di entrare, se è il momento di trattenersi, se condividere solo un sorriso, oppure il dialogo, l’allegria, le storie, le bolle di sapone, a seconda della circostanza.
È emotivamente complesso? Immagino di sì.
Sì, lo è. È emotivamente molto bello, ma anche molto complesso. È per questo che l’associazione ci forma costantemente ogni mese. Per poter andare in servizio bisogna allenarsi e frequentare corsi di aggiornamento.
C’è una storia, un aneddoto che in questi tuoi anni di volontariato ti è rimasto nel cuore, che può essere particolarmente rappresentativo di quella che è l’attività di VIP?
Io sono in associazione da anni e ogni esperienza, ogni servizio ti resta nel cuore, ma se proprio devo sceglierne uno, la prima volta che ho fatto servizio all’Istituto Chianelli. Sono entrato con grande emozione, anche grande tensione perché, ripeto, lì ci sono bambini piccoli oncologici o ancor peggio in recidiva oncologica. Lì si fa clownterapia in una sala apposita dove bisogna avere particolari attenzioni rispetto ai servizi ordinari ed è arrivata una bambina, di cui non faccio il nome per motivi di privacy, molto piccola, con una mascherina maxi che le copriva quasi tutto il viso, solo gli occhi di fuori, ovviamente – e purtroppo – senza capelli per le terapie. Io sono rimasto per un attimo senza respiro, ma lei mi ha guardato e mi ha teso la mano, piccolissima, e pur non parlando italiano, perché al Chianelli ci sono spesso ospiti di nazionalità diverse, mi ha detto con gli occhi che sorridevano in un modo incredibile, «Andiamo, andiamo!». Voleva dire “iniziamo”, e da lì è iniziato questo viaggio fatto di grande colore, in cui bisogna saper dare senza però caricarsi, perché bisogna uscire da lì leggeri e liberi. Si va solo per dare in quelle circostanze, poi si riceve in un altro frangente, in un tempo diverso da quello del servizio stesso.
Se vuoi sostenere l’Associazione VIP Perugia, puoi farlo tramite il sito www.clownterapiaperugia.it