“I dati appena diffusi dall’Istituto Superiore di Sanità sull’andamento dell’infezione da HIV in Italia nel 2021 evidenziano un incremento delle nuove diagnosi rispetto all’anno precedente: 1770 casi attuali contro i 1303 del 2020, con una incidenza di 3 casi per 100.000 abitanti. Analoga incidenza si riscontra in Umbria. Va sottolineato che i dati comunicati hanno risentito dell’epidemia da COVID-19 che potrebbe aver comportato una sottodiagnosi”. A dirlo è la Prof.ssa Daniela Francisci, direttore della Struttura Complessa Clinica Malattie Infettive dell’Ospedale di Perugia e Direttore della Scuola di Specializzazione in Malattie Infettive e Tropicali dell’Università degli Studi di Perugia, in occasione della Giornata Mondiale contro l’AIDS. “Il trend complessivo – prosegue – è infatti in diminuzione negli ultimi anni, anche grazie alla prevenzione”.
Nell’ambulatorio della Clinica di Malattie Infettive viene eseguito il test per la diagnosi di HIV. “È gratuito, può essere fatto in anonimato e non necessita dell’impegnativa del medico curante – spiega Francisci – Se il test risulta positivo, il paziente viene preso in carico dalla struttura e rapidamente viene iniziata la terapia antiretrovirale che, nell’arco di pochi mesi, se assunta correttamente, può azzerare la carica virale di HIV nel sangue e negli altri liquidi biologici impedendo la trasmissione dell’infezione ad altri individui”.
L’età media dei pazienti è di 43 anni per le donne e di 44 per gli uomini.
Se l’infezione da HIV viene diagnosticata e la terapia antiretrovirale iniziata precocemente, si può evitare la progressione in AIDS. “I pazienti che assumono correttamente la terapia conducono una vita ‘normale’ e la loro speranza di vita è simile a quella di soggetti di pari età HIV negativi – continua – Il dato veramente preoccupante, però, è che la percentuale di soggetti che scoprono di avere l’infezione quando sono già nello stadio di AIDS è superiore al 60% delle nuove diagnosi, sia a livello nazionale che nella nostra Regione, ecco perché diventa fondamentale la prevenzione”.
La Prof.ssa Francisci sottolinea come, ad oggi, ci siano a disposizione terapie molto efficaci e ben tollerate che possono essere assunte con una sola compressa al giorno. “Sono in arrivo anche terapie long acting, cioè a lunga durata di azione – conclude – e che consistono in un’iniezione intramuscolare che può essere fatta ogni 4 o ogni 8 settimane, liberando il paziente dalla necessità di assumere la terapia orale giornaliera”.
AIDS e Infezione da HIV non sono sinonimi. La prima è la malattia conclamata e rappresenta lo stadio finale dell’infezione da HIV. La terapia antiretrovirale può bloccare la progressione dell’infezione, impedendo l’evoluzione in AIDS.
fonte: Ufficio Stampa Azienda Ospedaliera di Perugia