Un’area circoscritta ma molto importante per la vita: il distretto testa-collo, che riunisce orecchio (udito ed equilibrio), naso (respirazione) e gola (voce e deglutizione), nasconde tanti segreti e va tenuto sotto controllo per prevenire eventuali patologie e malattie. A guidarci in questo mondo c’è il dottor Santino Rizzo, direttore del Dipartimento Testa-Collo, della Struttura Complessa di Otorinolaringoiatria dell’Azienda Ospedaliera Santa Maria di Terni e presidente degli Asili notturni Umbria.
Dottore, chi si rivolge a un otorinolaringoiatra?
Chi ha problemi alle strutture cervico-facciali; chi ha problemi all’orecchio, alla respirazione nasale, chi soffre di cefalee o ha problemi di vocalità (laringe, tonsille). Questa specializzazione coinvolge quasi tutti i cinque sensi: è un’area ristretta ma fondamentale per la sopravvivenza. Tra le parti interessate, la più importante è ovviamente la respirazione.
A cosa serve una visita otorinolaringoiatrica?
Serve a vedere la funzionalità e la regolarità del naso e dell’orecchio. Attraverso la valutazione di quest’ultimo si può stabilire se ci sono dei processi infettivi. Importanti sono anche il controllo del cavo orale, delle tonsille e della lingua, per stabilire se sono presenti delle lesioni causate da microtraumi o da abitudini alimentari scorrette, dall’alcool o dal fumo – quest’ultimo non danneggia solo l’apparato respiratorio, ma anche la bocca. Nel prosieguo della visita si arriva a controllare la laringe (organo fondamentale per la fonazione). È bene stare attenti al tono di voce: se cambia può essere una semplice faringolaringite, ma anche il segno di patologie più gravi. Se il cambiamento dura più di 20 giorni è bene recarsi da un otorino, perché potrebbe essere dovuto a un polipo, a un edema cronico, a un nodulo o, nel peggiore dei casi, a patologie di tipo neoplastico. Occorre una visita anche se si soffre di disfagia (non si riesce a deglutire bene), che può essere causata sia da processi infettivi sia da tumori della tonsilla, della lingua o dell’ipofaringe. Fondamentale è non perdere tempo, perché una diagnosi precoce consente la guarigione nella maggior parte dei casi.
Per quanto riguarda il naso: quali sono i sintomi che devono mettere in allerta?
I problemi di respirazione possono essere causati da molteplici fattori: un’ipertrofia dei turbinati nasali, delle neoformazioni polipoidi, una deviazione del setto nasale o delle sinusiti croniche. Poi, in alcuni casi, si può determinare una riduzione o la scomparsa dell’olfatto, come nei pazienti colpiti da Covid. In questi ultimi casi, i processi infiammatori possono interessare, oltre alle basse vie respiratorie (bronchi e polmoni), anche le vie aeree superiori, causando un danno alla regione olfattoria che può perdurare per molti mesi. Sì può intervenire con dei farmaci, ma in alcuni casi il recupero può essere solo parziale o non avvenire affatto.
Cosa danneggia il cavo orale?
L’alcool, la scarsa igiene, la situazione dentaria, l’uso di protesi sbagliate e il fumo. Chi fuma il sigaro, inoltre, è più esposto a lesioni di labbra e lingua.
Quanto è importante la prevenzione?
È fondamentale. Quando c’è un sintomo non va mai sottovalutato. Prima si fa la diagnosi, prima si può intervenire con la cura. Lo screening del cavo orale è importante, perché ci possono essere anche gravi malattie asintomatiche.
Quando è indispensabile un’operazione di rinoplastica?
La deformità della piramide nasale, congenita o acquisita, non causa quasi mai problemi di tipo funzionale. Se però è associata a una deviazione del setto nasale, si può effettuare una settorinoplastica funzionale. Si può operare anche per motivi estetici: in quei casi entra in gioco il fattore psicologico, che non va sottovalutato. Le racconto la storia di una ragazza molto bella, ma con un naso tanto brutto che non usciva di casa. Dopo l’intervento è rinata e ha cambiato vita. Molte volte il fattore estetico può creare problemi psicologici seri e di isolamento sociale.
Per l’epistassi cosa consiglia?
Il ghiaccio sulla testa è inutile. Va effettuato un tamponamento nasale con una garza imbevuta di acqua ossigenata – che ha un’azione emostatica – ed effettuare una compressione stringendo il naso tra le dita.
Quando vanno tolte le tonsille o le adenoidi?
Per le adenoidi non ci deve essere la minima esitazione nel rimuoverle chirurgicamente perché possono creare problemi di respirazione, di deformità del massiccio facciale o di deglutizione e di ipoacusia. Le tonsille vanno asportate quando si manifestano frequenti episodi infiammatori associati a febbre (4-5 episodi all’anno). Va ricordato che, oltre a problemi locali, possono dare localizzazioni metafocali a livello cardiaco, renale e articolare.
Parliamo di orecchio. Qual è il primo sintomo per individuare un abbassamento dell’udito?
Il primo esame casalingo è controllare il volume della televisione: se per gli altri componenti della famiglia è alto, allora c’è un problema. Altro segno importante è la difficoltà nel comprendere le parole. In Italia ci sono 7 milioni di soggetti ipoacusici, ma è sicuramente un valore sottostimato. La fascia più colpita è quella che va dai 60 agli 80 anni, ma nemmeno i giovani ne sono immuni.
Cosa causa la sordità?
Può essere dovuta a un semplice tappo di cerume o a un processo infettivo che interessa l’orecchio esterno o l’orecchio medio (otite esterna, otite media catarrale). In alcuni casi si ha una degenerazione della coclea o del nervo acustico: tali situazioni possono avere origine genetica, possono dipendere dall’esposizione a fonti di rumore, all’inquinamento, alla frequentazione di ambienti rumorosi o l’uso ad alto volume di cuffie. Quest’ultime sono la causa più frequente di trauma acustico tra i giovani.
Come si può risolvere?
Mettere le protesi può risolvere il problema, anche se – non so perché – creano disagio. Dopotutto è come indossare gli occhiali. La protesi però va messa in tempo altrimenti, se il danno è grave, è inutile. Si può anche intervenire chirurgicamente, ma non mancano situazioni irrisolvibili. Per questo ai primi sintomi è bene rivolgersi all’otorino. La sordità ha forti ripercussioni sociali e problemi psicologici; causa isolamento e in molti studi si è dimostrata l’associazione tra ipoacusia e demenza senile.
Si possono prevenire o individuare problemi di udito nei bambini?
L’Umbria è tra le prime regioni italiane ad aver creato una rete per lo screening uditivo neonatale. L’esame viene eseguito il giorno successivo alla nascita e, in caso di riscontro di problematiche uditive, verrà avviato un follow up. Nel caso di conferma dell’ipoacusia, si procederà al trattamento protesico o, nei casi più gravi, a impianto cocleare. Un trattamento precoce della sordità (entro il sesto mese) consente il normale sviluppo del linguaggio. Un bambino che non sente, non parlerà mai.
Le vertigini: come si individuano quelle causate da un malfunzionamento dell’apparato uditivo?
La vertigine vestibolare ha delle caratteristiche particolari: se è di carattere oggettivo (si vede girare la stanza) spesso è associata a sintomatologia neurovegetativa (nausea e vomito) e non dà mai perdita di coscienza. Può essere dovuta alla dislocazione dei famosi sassolini (otoliti) e in questo caso si cura con movimenti particolari. Se è dovuta a un danno dell’apparato vestibolare la terapia sarà soprattutto a base di corticosteroidi. Un caso particolare è la sindrome di Ménière, in cui un aumento della pressione dei liquidi endolabirintici crea ipoacusia, acufeni e vertigini. Tutte queste condizioni sono facilmente inquadrabili durante una visita otorinolaringoiatrica. Però non tutte le vertigini dipendono dall’orecchio, in alcuni casi possono essere di origine neurologica o cardiologica e sarà quindi necessario effettuare ulteriori esami.
Se un bambino ingerisce un oggetto di plastica come si deve intervenire?
Quest’estate è arrivata in ospedale una bambina di un anno che aveva ingoiato la parte di un giocattolo. Il papà, cercando di toglierla, l’ha spinta ancora più a fondo. Una volta arrivata qui, dopo averla intubata, con degli strumenti specifici abbiamo estratto il pezzetto di 5 centimetri di lunghezza e 3 di larghezza. Quando un bambino ingoia qualcosa – può essere anche cibo – non bisogna mai mettergli le mani in bocca, perché si può spingere il corpo estraneo verso le vie respiratorie e bastano pochi minuti per avere gravi ripercussioni cerebrali. Inoltre, vale per tutti, mai bere acqua perché l’acqua, se l’esofago è ostruito, va nelle vie respiratorie. Si può invece effettuare la manovra di Heimlich o dare dei colpetti sulle spalle per stimolare la tosse; i bambini piccoli vanno messi sulle ginocchia con la testa verso il pavimento e con colpetti tra le scapole si può favorire l’espulsione del corpo estraneo.
Si deve intervenire anche chirurgicamente, quindi.
Sì, in alcuni casi è necessario: attraverso un endoscopio rigido o flessibile, introdotto nella bocca, si raggiunge il corpo estraneo e lo si rimuove mediante strumenti specifici. Mi ricordo i casi di una signora che aveva ingoiato una protesi e di un signore al quale era rimasto bloccato nell’esofago un osso di coniglio: entrambi sono stati operati per rimuovere il corpo estraneo.
Dott. Santino Rizzo
direttore Dipartimento Testa-Collo Struttura Complessa di Otorinolaringoiatria
Azienda Ospedaliera Santa Maria di Terni
0744 205009
srizzo@aospterni.it
L’otorino, la cura dei cinque sensi
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