Sentirsi impotenti davanti al mondo, sentire di non contare, di non avere la forza di modificare le cose intorno a noi: è una sensazione che molti hanno provato durante questa lunga pandemia. È una sensazione devastante, che va superata al più presto. Per recuperare e riattivare un minimo di benessere, per riprenderci dalle conseguenze psicologiche dello stress collettivo che abbiamo subito, occorre lavorare per un pieno recupero della nostra agentività.
IL POTERE DI INTERVENIE SULLA REALTÀ
Agentività (agency, nel mondo anglosassone) è la facoltà di far accadere le cose, di intervenire sulla realtà, di esercitare un potere causale. L’agente produce o è capace di produrre un’azione rispetto al contesto in cui vive. Questo costrutto è stato proposto da Albert Bandura, il famoso psicologo canadese, uno dei padri della Psicologia Cognitivista, deceduto pochi mesi fa. Nella sua elaborazione ha indagato in che modo l’essere umano sia mosso non solo dalle proprie pulsioni e neppure soltanto dal Grande Fratello di turno, ma di come abbia la possibilità di porsi come agente attivo. Il mondo che ci circonda non è solo determinato da catene causali ineluttabili, ma è definito anche dalle nostre azioni.
Sentirsi agenti attivi, capaci di produrre effetti sul nostro ambiente di vita, ha a che fare con un’altra base importane della nostra soggettività, che è il senso di autoefficacia. È la fiducia che abbiamo nelle nostre capacità di organizzare ed eseguire azioni e produrre risultati. Chi coltiva un buon sentimento di autoefficacia si riprende dai fallimenti, non sfugge le difficoltà, ma si confronta con le situazioni di vita pensando a come fare per gestirle, senza lasciarsi bloccare dal timore di ciò che potrebbe eventualmente andare storto.
UN’ARMA EFFICACE PER LA POST-PANDEMIA
Riattivare l’autoefficacia sarà cruciale in epoca post pandemica, per riprendere in mano a livello dei singoli e delle comunità la competenza ad agire sul mondo invece che a doverne stare al riparo.
Come esseri umani ci sentiamo molto meglio se siamo convinti che avremo le capacità e le intuizioni giuste per fronteggiare le situazioni che ci stanno a cuore. «Le convinzioni di efficacia influenzano il modo in cui le persone pensano, si sentono, trovano delle fonti di motivazione personale e agiscono… tali convinzioni contribuiscono significativamente alla motivazione e al successo» (a cura di Bandura A., Il senso di autoefficacia, aspettative su di sé e azione, Erickson, Trento 1996).
Infatti, per sentirsi capaci di gestire con efficacia le cose della nostra vita, non abbiamo altra via che far depositare dentro di noi esperienze attive di gestione efficace. Queste esperienze ripetute diventeranno una capacità sulla quale poter fare affidamento.
Siffatta convinzione sosterrà a sua volta il successo. Tanto che, se a un certo punto per caso si dovessero sperimentare delle sconfitte, il senso di autoefficacia sarebbe così consolidato che ci si domanderebbe che cosa si è sbagliato e cosa poter fare per migliorare.
Quando si riesce a sostenere lo sforzo necessario senza mollare, in presenza di un gap ragionevole tra l’impegno richiesto e il livello di capacità, si può percepire di poter crescere molto in questa esperienza e se ne esce più forti e sicuri.
Servono esperienze dirette di gestione efficace, che creino un patrimonio di memorie, guardando il quale si stabilizza dentro di noi il sentimento di autoefficacia.
Servono esperienze vicarie, cioè testimonianze di azioni efficaci da parte di figure di rilievo che facciano da esempio e che ci permettano di trarre vantaggio dalle azioni di chi già sta raggiungendo i propri obiettivi attraverso l’azione e l’impegno.
Servono parole e narrazioni che riaccendano la fiducia e la speranza.
Servono esperienze emotive buone, che ci facciano sentire bene con noi stessi e con gli altri, sia fisicamente sia psicologicamente.
Serve riflettere insieme sulle esperienze, per imparare dagli errori e non restare bloccati quando le cose prendono una piega sgradita.
Serve il coraggio di assumerci una specifica responsabilità: quella di impegnarci in prima persona per far andare bene le cose, dal livello più privato fino ai gruppi di lavoro, dalle comunità sociali fino alle istituzioni.
Questo testo è stato rielaborato dall’autrice a partire dall’articolo “Dopo il covid: padronanza, agentività e fiducia, pubblicato nella rivista “Rocca” n. 18 del 15 settembre 2021.