Migliorare le vita delle persone attraverso protesi personalizzate e testate: è questo l’obiettivo di InMedica Sordità, l’azienda umbra che, dal 2011, si impegna affinché le persone ipoacustiche possano riscoprire il piacere di sentire i suoni che le circondano.
L’équipe di InMedica, formata da Simone Gioffredi – socio unico e specializzato in Sordità Infantile – i due fratelli e il padre – che lo coadiuvano come audioprotesisti – e da altri tre dipendenti qualificati come audioprotesisti, responsabile relazioni con i clienti e responsabile relazioni esterne, ha come obiettivo quello di assistere al meglio il paziente, alleviandogli il disagio di sentirsi costantemente isolato in una bolla e confortandolo nel percorso riabilitativo dell’ascolto.
Che cos’è l’ipoacusia?
L’ipoacusia o sordità è un problema, ancora sottovalutato e poco noto, che tocca ben 7 milioni di italiani. Il dato è destinato a crescere, non solo per l’invecchiamento della popolazione, ma anche per l’inquinamento acustico e l’ototossicità. Inoltre, sembra si stia abbassando l’età media in cui si manifestano i primi sintomi.
In che senso il paziente ha bisogno di conforto durante il percorso riabilitativo? Non basta la protesi?
Spesso arrivano da noi persone con perdite uditive medio-gravi presenti già da diversi anni, che hanno quindi bisogno di un lungo percorso riabilitativo per rieducare il cervello ad ascoltare. Quest’ultimo, infatti, con il tempo dimentica il suono dei fonemi e delle parole: prima vengono compromesse la socialità e la comunicazione interpersonale – spesso chi è affetto da ipoacusia tende a irritarsi e a isolarsi – poi vengono intaccate anche le capacità cognitive e si accelera la demenza senile. Se si interviene tardivamente, recuperare queste capacità può essere molto difficile. Bisogna anche considerare che, per adulti e anziani, tornare a sentire può essere un fastidio e un disagio. Perché, un conto è il cinguettio degli uccelli e un altro è una moto che sfreccia a tutta velocità in strada. È per questo che andiamo a studiare anche il contesto in cui vivono i pazienti: un appartamento in città sarà, giocoforza, sonoramente diverso da una casa in campagna e saranno necessari interventi differenti.
Quindi andate a casa dei pazienti?
Siamo un’azienda familiare dove il contatto diretto col paziente è alla base della buona riuscita dell’operazione. Una volta applicammo l’apparecchio acustico a un bambino di tre anni. Nei giorni immediatamente successivi all’applicazione dell’apparecchio i genitori dissero che il bambino, nonostante durante il giorno fosse più tranquillo e interattivo rispetto a prima, quando veniva preparato per la notte iniziava a piangere disperato e spaventato. Non se ne capiva il motivo, però. Dopo diverse indagini – ci recammo a casa loro in più di un’occasione – scoprimmo che, nell’ora serale in cui tutti i rumori dell’ambiente cominciano a spegnersi, il bambino sentiva i passi e i movimenti degli inquilini del piano di sopra ed era spaventato da quelle presenze. Questa è la dimostrazione di quanto sia fondamentale il rapporto di fiducia e complicità che si instaura tra audioprotesista e paziente, così come la ricerca di soluzioni altamente personalizzate. Quindi sì, andiamo a studiare anche l’ambiente in cui i pazienti vivono.
È possibile battere sul tempo l’ipoacusia?
Sottoporsi a un controllo dell’udito, soprattutto superati i 50 anni, permette di scoprire in tempo eventuali problematiche.
Per questo organizziamo periodicamente screening gratuiti sul territorio. Si effettua un test audiometrico, che dura pochi minuti e non è invasivo: è sufficiente indossare delle cuffie, attraverso le quali vengono inviati degli stimoli sonori, e segnalare quando vengono percepiti. Ciò consente di individuare la soglia minima percepibile, indicando allo specialista il grado del deficit uditivo.
Immagino sia importante anche la sensibilizzazione: non si sente parlare molto di questo problema.
Esatto, infatti abbiamo partecipato, come sponsor tecnico, a molte manifestazioni ed eventi legati proprio alla sensibilizzazione. Con l’Onlus nazionale Nonno Ascoltami, abbiamo organizzato delle giornate di screening auditivi, portando i reparti ORL degli ospedali di Perugia, Foligno e Terni direttamente nelle piazze di queste città. Con lo stesso intento, assieme all’Associazione Avanti Tutti di Leonardo Cenci, alle Amministrazioni, ai circoli ricreativi e alle case di riposo per anziani, abbiamo toccato diversi comuni dell’Umbria.
Il cittadino come può accedere ai servizi di InMedica?
La nostra équipe, oltre a essere dislocata nelle sedi di Perugia, Foligno e Terni, si reca periodicamente in punti di recapito diffusi in tutta la regione – farmacie, studi medici o centri ambulatoriali – così da offrire un servizio capillare e di prossimità in diverse zone dell’Umbria. Inoltre, facciamo parte del network nazionale Specialisti dell’Udito, siamo convenzionati con ASL e INAIL e svolgiamo un’attività in sinergia con la classe medica e i reparti ORL dei principali ospedali umbri.
C’è qualche progetto all’orizzonte?
Ci piacerebbe molto collaborare con le scuole, così da informare i bambini e i ragazzi non solo sul corretto uso delle cuffiette, sul rischio di ototossicità e sull’abuso di musica a volume troppo elevato, ma anche sul modo più corretto di relazionarsi e comunicare con compagni o con nonni ipoacustici. Insomma, vorremmo contribuire a sensibilizzare i più giovani sull’importanza di tutte quelle accortezze che ci consentono di preservare quel senso tanto prezioso quanto fragile che è l’udito.
InMedica Sordità
Numero verde: 800 230165
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