Il glaucoma viene definito il ladro silenzioso della vista. Questa definizione è molto importante e riassume la pericolosità della malattia. Nella gran parte dei casi infatti chi ne è colpito non si accorge di nulla, anche se la malattia va avanti e provoca gravi danni, non reversibili.
La malattia è classicamente caratterizzata da tre condizioni: aumento della pressione oculare, alterazione del nervo ottico e del campo visivo.
Esistono moltissime forme di glaucoma – più di cinquanta – ma la più diffusa è quella che viene definita ad angolo aperto o cronico semplice. La pressione oculare normale è 15 mm.Hg e in genere un valore superiore a 21-22 mm.Hg si considera patologico.
L’ipertono danneggia il nervo ottico in quanto va a comprimerne le fibre: il nervo sviluppa così un danno diretto da compressione delle fibre nervose e uno indiretto dovuto alla riduzione del flusso ematico per la compressione dei vasi arteriosi.
Il nervo ottico trasmette l’informazione visiva dalla retina al cervello e, in presenza di ipertono oculare, va incontro a una progressiva perdita delle fibre, che coincide con un’alterazione periferica del campo visivo, ovvero dello spazio percepito dall’occhio. La completa perdita del nervo ottico vuol dire cecità.
È importante sapere che, nella gran parte dei casi, il paziente non si accorge dell’aumento del tono oculare né della perdita del campo visivo, perché l’alterazione di quest’ultimo è periferica e perfino nelle fasi terminali della malattia si conserva la visione centrale. Se ne accorge solo se la pressione oculare arriva a valori molto alti (3-4 volte rispetto al normale) o quando questo aumento si verifica in poche ore: è il caso del glaucoma acuto. Tale condizione è abbastanza rara, insorge in soggetti che hanno una conformazione anatomica dell’occhio che predispone a tale evento. Il glaucoma acuto è anche molto doloroso: provoca una visione molto confusa con dolore perioculare e orbitario accompagnata da un intenso malessere generale, con nausea e vomito. In questo caso il paziente va ricoverato.
Normalmente però, se il paziente se non viene visitato, continua a peggiorare per molto tempo senza che si possa rendere conto della gravità della situazione.
Va sottolineato che i danni causati dalla malattia non sono reversibili, perché il nervo ottico non può essere rigenerato. E dunque non può migliorare nemmeno il campo visivo.
Per questo motivo la visita oculistica non può limitarsi alla misurazione della vista, ma deve comprendere un esame completo dell’occhio, fra cui la misurazione della pressione oculare (semplice e non dolorosa) e l’osservazione del fondo dell’occhio, ovvero della retina, dei vasi arteriosi e venosi e del nervo ottico.
Una volta accertata la presenza della malattia, il paziente dovrà essere sottoposto a una terapia che in alcuni casi prevede il laser, in altri comporta l’instillazione per tutta la vita uno o più colliri, una o più volte al giorno, allo scopo di mantenere costantemente la pressione oculare nei valori normali. Oltre a seguire la cura prescritta, dovrà regolarmente controllare i valori della pressione oculare e il campo visivo, eseguendo l’apposito esame.
Il medico può solamente arrestare e, in altri casi meno fortunati, rallentare, la progressione dell’alterazione del nervo ottico.
Sono più esposi al rischio di sviluppare la malattia i soggetti geneticamente predisposti (ovvero coloro che hanno parenti con glaucoma), i miopi, le persone di colore.
L’incidenza di glaucoma aumenta con l’età quindi, se è raro fra i giovani, dopo i 70 anni fino all’8% della popolazione presenta ipertono oculare. Si stima che circa 9.000 umbri siano affetti da tale patologia oculare. La malattia può comunque colpire persone di tutte le età e raramente può essere congenita.